POESIE E DISEGNI SULL’ALBERO DI NATALE
Colori, versi e pensieri per le piazze e le strade di Firenze
Enrico Guerrini, pittore, e Roberto Mosi, poeta
Colore azzurro, 11 testi La pace - 1
L’anello dei viali - 2
Il profumo dell’iris, simbolo di Firenze – 3/40
L’oro del fiume -4
Stella cometa - 5
Parole -6
Esili ponti -7
Per Marcel Proust a cento anni dalla morte -8
Il viaggio immaginato a Firenze
Dante Alighieri, esule - 10
Flora, “Primavera”, del Botticelli - 21
Venere del Botticelli -22
Il regalo del computer – 45
Il presepio sulla spiaggia -46
Colore rosso 13 testi Strade in festa -44
Treni innamorati - 26
La badante -25
Il nonno poeta - 24
“Bovi bovi dove andate 23
Il mondo dei sogni - 20
I Magi - 19
Bivigliano - 18
Il treno della cacca -17
Le rificolone -15
L’orchestra volante - 13
Le Cure - 12
L’omino della pioggia - 11
La mia imperatrice – 9
Via del Canto rivolto – 14
Aquiloni - 19
Colore bianco 11 testi Quartiere di periferia - 43
Peretola - 42
L’Arno in piena - 41
Le rose di Novoli - 39
La via del carcere - 38
Via Toscanella - 37
Via dei Georgofili - 36
Porta al Prato - 30
Allo stadio - 29
Santo Spirito - 28
Santa Croce - 27
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1. azzurro
Acqua, farina, lievito e sale
gli ingredienti per il pane.
Lievita la pace ora in noi
è presente qui,
in quello che facciamo.
Ci dà gioia camminare
sorridere, respirare.
Il respiro congiunge
il corpo e la mente,
sorridere e respirare
sono archi di un ponte
per vivere il presente.
Non esiste una via
alla pace, la pace
è la via da percorrere
a passo deciso, lo sguardo
che vede lontano.
Le mani impastano,
danno la forma, lievita
il pane nel silenzio
della madia profumata
di bianca farina.
2. azzurro
L’anello dei viali
L’anello dei viali
Le piazze del centro
respirano paura,
alle vetrine barriere per scudo
la polizia in assetto di guerra.
Nove novembre duemila e due.
L’anello dei viali
ride dell’allegria dei giovani
giunti dagli angoli del mondo
per dipingere il sogno della pace.
3. azzurro
Il profumo dell’iris, simbolo di Firenze
Un mazzo di fiori
sulla mensola del tabernacolo
della Madonna dei Ricci
ai piedi dell’erta dei Catinai.
Un mondo di sensi ritorna.
La folla sale e scende,
carri, barrocci carichi
di terrecotte, catini, orci.
Cavalli, coppie di muli,
asini incespicano per la salita.
Tra la folla, le lavandaie
portano cesti di biancheria
lavata nelle acque dell’Ema,
profumata dai fiori dell’iris.
Iride, una madonna fiorentina,
promise amore al giovane
che dipinse un fiore cosi perfetto
da ingannare una farfalla.
Da lei ebbe nome iris,
il simbolo di Firenze.
Dopo l’erta dei Catinai
si apre la vista su Firenze,
citta di bellezza elegante
preziosa come il profumo
dell’iris, dal tono austero,
riservato. Si concede solo
a chi la ama, la sa apprezzare.
4. azzurro
L’oro del fiume
Corro
incontro alle colline sulla riva
del fiume, le spalle alla città,
a fianco una folla inquieta
giovani, cani al guinzaglio
aironi sui massi, la nutria pensosa
germani sospesi sul filo della pescaia.
Corro
incontro alla città.
Gli ultimi raggi del sole
coronano la Cupola di rosso.
Al centro cerchi di onde:
in queste acque abitano le figlie
del fiume, custodi dei nostri tesori.
5. azzurro
Stella cometa
Mario insegna a guardar le stelle
dalla radura a Monte Morello.
Al tramonto risalgono il monte
s’immergono nel silenzio.
In cerchio sfogliano i perché
per lavagna la volta celeste.
Ognuno immagina l’incontro
con altri cieli, con altri mondi.
I pensieri hanno per i giovani
il colore dell’attesa
alla ricerca della stella cometa.
“La vita fa rumore”
6. azzurro
Parole
Lettere piovono dal cielo
piccole grasse allampanate
disegni colorati ricamano
la coperta la camicia
il grembiule il tovagliolo.
Lettere cantano allegre
da sole o in compagnia
suonano sibilano gracchiano
ridono forte ballano leggere.
Lettere tutte in fila
i vagoni di un trenino
composte e ricomposte
conquistano un senso
diventano parole.
Sono la chiave del mondo.
“Poesie 2009-2016”
7. azzurro
Esili ponti
In una valle della Lucania
vive Maria, dolce ragazza
della lontana terra del Libano.
Conosce le lingue che si intrecciano
sul mare, il sapore comune dei piatti
in ogni festa l’eco di altre feste.
Stringe amicizie con le donne
parla felice della sua figlia
in questa terra dai rari sorrisi di bimbi.
Insegna la lingua ai migranti giunti
dall’altra parte del mare, per i lavori
nelle stalle e nei boschi.
Maria costruisce esili ponti
tra mondi lontani, vicini.
“Poesie 2009-2016”
8. azzurro
Per Marcel Proust a cento anni dalla morte
Il viaggio immaginato a Firenze
La locomotiva corre
a briglie sciolte, sullo sfondo
la maestà della Cupola,
Santa Maria del Fiore,
corolla divina fiorita
fra lo splendore delle colline.
I campi profumano di gigli
anemoni ai piedi degli umili ulivi,
sulle colline di Fiesole, del Pian
dei Giullari, di San Miniato.
Mi aspettano il Ponte Vecchio
le sponde stracolme di giunchiglie
narcisi e anemoni, la colazione
con frutta e vino del Chianti,
l’arte di Giotto, il Campanile
gli affreschi di Santa Croce
il Crocifisso di Ognissanti.
Il futuro immaginato
prende vita, la valigia pronta
ai miei piedi, mi esalta,
ansimo, l’oppressione dell’asma,
sono leggero, brividi
di febbre: la mongolfiera
si alza, raggiunge la Cupola
di Santa Maria del Fiore,
si alza ancora, scompare
Flora, Fiore, Fiorenza
“Poesie 2009-2016”
9. rosso
La mia imperatrice
Fate la nanna
coscine di pollo
la vostra mamma
v’ha fatto un gonnello,
componevo ninne nanne
giochi e canzoni
per Costanza
la mia imperatrice,
nella casa incantata
di tanti anni fa.
Topolino topolino
cosa fai nel mio giardino?
Colgo l’erba!
E se t’acchiappo?
Io scappo!
Misuravo a passi infiniti
la lunga stanza sospesa
sulla notte del cortile
cullandoti lieve.
“Aquiloni”
10. azzurro
Dante Alighieri, esule
Se mai continga che ’l poema sacro
al quale ha posto mano e cielo e terra,
sì che m’ha fatto per molti anni macro,
vinca la crudeltà che fuor mi serra
del bello ovile ov’ io dormi’ agnello,
nimico ai lupi che li danno guerra;
con altra voce omai, con altro vello
ritornerò poeta, e in sul fonte
del mio battesmo prenderò ’l cappello;
Paradiso XXV, vv 1-9
11. rosso
L’omino della pioggia
Dalla rotonda al centro della piazza
l’omino della pioggia accoglie
la fila delle auto arrivate a Firenze.
Ai piedi dell’omino di Folon
una valigia blu piena di sguardi
e di occhiali per la visita alla città.
Si vedono con lo stupore dei bambini
palazzi e chiese galleggiare
in una luce tenue color pastello
l’arcobaleno fra i cipressi delle colline
e due grandi mani schiudersi in alto.
Liberano in volo colombe della pace.
“Poesie 2009-2016”
12. rosso
Le Cure
Sessanta olive nere
novembre ha regalato
sul balcone sospeso
fra Fiesole e Le Cure.
Sessanta olive nere
coglie Marta dall’olivo
una ad una, le mani
grandi come le foglie.
Sessanta olive nere
da spremere per l’olio
color dell’oro, per gli
animali della fattoria.
Sei cucchiai d’olio
per il papero e il bue,
il cavallo e l’asinello
e per la pipi del cane!
“Il profumo dell’iris”
13. rosso
Scivola la bicicletta
attraversa le piazze
Marta è sul sellino davanti
il casco rosa,
cantiamo forte
e voialtri bersaglieri.
Ad ogni strofa suona
la tromba, facciamo
un’orchestra volante,
la gente guarda
ride, scuote la testa.
Mi sembra che le ruote
si stacchino da terra
si alzino in alto. È tutto vero
o siamo nel sogno?
“Poesie 2009-2019”
14. rosso
Via del Canto Rivolto
Erato guarda dall’alto,
le mani nei capelli,
il pubblico adorante.
Maria sospira d’amore
Anna alza il braccio al cielo
Miriam si tormenta le mani
Fosca e piena d’allegria
Gianna gesticola parole
Lucio stravolge gli occhi
Lelio canta, lugubre, la morte.
Erato volge la testa,
le mani nei capelli.
“Il profumo dell’iris”
15. rosso
Le rificolone
Ona ona
oh che bella rificolona
Alta la rificolona,
sibilano intorno
cannucce di carta,
urlano i ragazzi,
le mamme porgono
batterie di munizioni pronte.
La rificolona prende
fuoco, un rosso falò,
sull’asfalto rimane
un tizzone annerito.
“Florentia”
17. rosso
Sul prato dei sogni di Marta
non danzano fate benigne,
ti svegliano spesso i dolori
di pancia, piangi appoggiata
sul vaso fra water e bidet.
Ti tengo la testa fra le mani,
passerotto bagnato,
il capo ciondoloni.
Parte ogni volta uno strano
convoglio, io davanti, tu dietro,
la nonna Giovanna e Arturo,
il gatto tutto assonnato.
Le braccia sono stantuffi,
tù tù, la partenza dal bagno,
le fermate, l’arrivo in terrazza,
si alza il coperchio, barabumba
il pannolino giù nel secchio.
Quanti viaggi, Marta, per i tuoi
venti mesi, il tù tù della cacca,
fra profumi, fischi e risate.
“Aquiloni”
18. rosso
Bivigliano
A sera il suono delle feste
avvolge Bivigliano.
Nella pensione il tempo è sospeso
fra profumi di campo
e odori di tegami sul fuoco.
Nella piazza gira la giostra
dai cartelli balzano fuori la ninfa
Profumo Paglieri, le gambe
velate da Calze Omsa. La radio
suona Papaveri e Papere.
Macchine arrivano e partono
per Firenze. La Lancia Ardea
scivola tra gli alberi
e i giardini misteriosi
oltre la curva delle colline.
“Poesie 2009-2016”
19. rosso
I Magi
Il corteo dei Magi lascia
l’affresco della Cappella,
scende le scale, appare
in vesti sontuose nella via.
Sulle cavalcature i sovrani
e il grasso sceriffo: portano
in dono la stizza, il genio
fiorentino, l’arroganza.
Li circondano nuovi cittadini,
i giocatori del calcio in costume
il capo dei tassisti
cinque famosi cuochi.
Nel paesaggio sulle colline
angeli in volo, gruppi di pastori,
lavavetri, le braccia incrociate.
“Poesie 2009-2016”
19 bis rosso
Aquiloni
Dodici bambini scendono a valle
seguendo il maestro, le braccia
aperte nel vento, coperte da verdi
svolazzanti mantelle. Sulla neve
le spire di un lungo serpente.
Li seguo dai vetri del rifugio,
spariscono tra gli abeti del bosco.
Mi aspetto di rivederli in volo,
che si alzino come aquiloni
nella luce rossa del tramonto.
“Poesie 2009-2016”
20. rosso
Il mondo dei sogni
Intreccio parole rubate
alla dispensa delle fate
alla fattoria di ognidove
alle canzoni del lavoro
intreccio suoni leggeri
la voce degli animali
i rumori del bosco
lo stupore dei bimbi
l’orso marrone
l’ape e il paperotto
ascoltano attenti
in cerchio nel letto
roteano i piedi di Marta
la meraviglia negli occhi
mi stringe le mani, poi
lo sguardo è lontano
sempre più lontano
nel mondo dei sogni
un leggero sorriso
le labbra socchiuse.
“Poesie 2009-2016”
21. azzurro
Flora, “Primavera”, del Botticelli
Flora esce con lieta
baldanza dal bosco,
sparge rose recise
raccolte nel grembo.
Nel volto il sorriso
della rinata Fiorenza.
Al suo fianco, strida
di donna, frasche spezzate,
Zefiro, le gote gonfie
di vento, afferra Clori,
l’amata ninfa, zampilli
di fiori dalla bocca.
Il vento s’ingorga
nei pepli, li scuote,
li increspa a onde
in un turbinio
continuo di stoffe,
gremite di petali e fiori.
Mercurio nel bosco
profumato d’aranci,
in vesti da guerra,
alza in alto il caduceo
cinto da due feroci
serpenti avvinghiati.
Trafigge l’ultima nube
residuo della discordia,
mostra il tempo della pace.
La tempesta vola via
dalla città di Fiorenza,
dalla terra dei Medici.
“Poesie 2009-2016”
22. azzurro
Venere del Botticelli
Venere spinta dai venti
giunge alla riva,
ai piedi della Galleria
degli Uffizi, dove
un tempo sorgeva
il porto romano.
Tosca in disparte
dal Ponte Vecchio
osserva l’arrivo
di una nuova stagione,
assapora il profumo
della primavera.
Flora accoglie la dea,
la coperta ricamata
di gigli fra le braccia.
Mano nella mano
salgono la scalinata,
raggiungono gli Uffizi.
L’Alba si annuncia.
C’è ancora il tempo
per intrecciare una danza,
per invitare Mercurio
a rinnovare il rito
per un nuovo Rinascimento.
“Poesie 2009-2016”
23. rosso
“Bovi bovi dove andate”
Il suono del disco ci prende,
rende ogni ora sonora:
“Bovi, bovi dove andate
tutte le porte son serrate”.
“Siam serrate a chiavistello
con la punta del coltello”.
Parole dove andate, vestite
dei vestiti della festa?
“Andiam, andiam
a caccia del leon.
Se si sveglia, se si sveglia
lui ci mangia in un boccon”.
Le braccia in avanti
strisciamo sul prato.
Le mani alla bocca,
il fucile vicino.
“Cosa fanno le belle manine?
Battono, battono
e se ne vanno.
Cosa fanno le belle manine?
Girano, girano
e se ne vanno”.
Frullano le mani, passerotti
in volo nella stanza.
I venti padroni della casa
arrivano a raffiche
dalle spiagge vicine,
braccia della tempesta
assediano il nostro mondo.
Le bambole sono coperte
fino alla punta del naso
nel tepore del sottoscala.
“Poesie 2009-2016”
24. rosso
Il nonno poeta
“Il nonno lavora?”
“Sì”. “Che lavoro fa?”
“Fa il poeta”.
Non è colpa mia
se Anna crede questo,
del nonno.
È nell’età
dell’innocenza, le si può
concedere tutto.
Avrà pazienza, la poesia,
se la credono presente
in un centro per anziani.
25. rosso
La badante
Dove vanno le badanti
a Ferragosto?
Maria, giunta dall’altra
parte del mare,
profumi di fiori
la pelle lucida d’ambra.
Al tuo braccio,
sicuro, attraverso
il paesaggio
del quartiere, di periferia.
La panchina di legno verde,
il giardino deserto.
All’ora di pranzo
mi sollevi dalla panchina.
In posizione eretta
lancio in avanti la gamba
sinistra poi la destra.
Al tuo braccio scompare
il tremito delle mani.
Dove vanno le badanti
a Ferragosto?
“Eratoterapia”
26. rosso
I treni innamorati
s’incontrano la sera
a Sesto Fiorentino.
A volte s’incrociano
sui binari, fischiano
e sbattono le ciglia
dei fanali, improvvisa
è nata una passione.
Ho visto l’altra sera
l’eurostar dare baci
ardenti alla littorina,
nascerà un trenino,
il tenero gioco
per un bambino.
Mangerà spinaci
e ravanelli, d’estate
al Forte porterà
mamme e bambini,
viaggerà da grande
sui binari e, preso
d’amore, correrà
veloce nel parco
a Sesto Fiorentino.
“Aquiloni”
27. bianco
Santa Croce
Geometrie evaporano
da piazza Santa Croce
linee fuggono
dalle strade affollate di case
il cerchio
dei bambini la sera
le ellissi delle rondini
in volo radente
il punto di marmo vestito
delle vesti di Dante
il quadrato dei turisti seduto
sulla scalinata
il segmento blu libero
dalla retorica della Chiesa
la linea retta della palla
calciata al centro della piazza.
“Florentia”
28. bianco
Santo Spirito
Le tende dei banchi volano
gonfie di vento, i vestiti
appesi roteano come pupazzi,
si agitano nastri nei capelli
delle donne: il fare lento
della domenica mattina.
Sulla pietra dove cadde Potente
sotto le tre grandi schegge
di granata infisse nel muro
un vortice di foglie.
“Non appoggiate le biciclette
al muro”, dice il cartello
La facciata della Chiesa
apre le ali, piegate
nell’armonia delle volute.
“Florentia”
29. bianco
Allo stadio
Canta il popolo di Vasco
nello stadio, in piedi
ondeggiando, l’aria
respira di luci, rosso
azzurro, bianco
fino al cerchio dei colli.
L’eco scuote il sonno della città.
La folla nelle strade
risponde alla voce rotta
di Vasco, pensieri vitali
in frammenti, adagiati
su accordi di chitarra
sul ritmo della batteria.
Dall’angolo della strada
guardo la gente felice,
mi perdo nella banalità
delle parole di Vasco,
la festa mi prende,
mi trovo anch’io a cantare.
Vado al massimo
Vado al massimo
“Il profumo dell’iris”
30. bianco
Porta al Prato
Vola in grandi cerchi l’aeroplano di carta
lanciato dalla terrazza,
un foglio ripiegato, con i versi
della poesia, un colpo di vento
solleva il muso in alto, in alto,
Marta batte le mani, ride felice.
L’aeroplano d’acciaio arriva improvviso,
il rumore squassa la corte,
trema la casa: “Nonna valigia”
un grido, poi le bombe
sulle officine di Porta al Prato.
Sull’asfalto della strada plana
l’aeroplano di carta, lo raccoglie
un ragazzo, legge i versi stupito:
“Vola in grandi cerchi l’aeroplano di carta
lanciato dalla terrazza,
un foglio ripiegato, con i versi
della poesia, un colpo di vento
solleva il muso in alto, in alto,
Marta batte le mani, ride felice.”
“Florentia”
36 . bianco
Via dei Georgofili
Il Gigante si scuote dal sonno,
si alza vacillando in piedi
le mani alla fronte.
Un lampo illumina la Cupola,
il boato squarcia la notte.
Il Palazzo e avvolto dal fumo,
giungono nubi di voci:
“La bomba!”, “Gli Uffizi!”
Il Gigante dalla collina
di Pratolino maledice,
gli occhi caverne di fuoco.
La bocca schiuma di bava.
“Il profumo dell’iris”
37. bianco
Via Toscanella
Rosai dipinge la strada
dalla bottega di falegname,
finestre strette, feritoie aperte
sullo squallore delle case,
sui muri di rosa e di giallo,
sul mistero oltre la curva.
Passa una zingara dipinta
di bianco, racconta dei misteri
scoperti prima della curva
di via Toscanella, i morsi
della miseria, le ore del fascismo,
il corpo del padre suicida.
“Il profumo dell’iris”
38. bianco
La via del carcere
Segna il nostro passaggio
il rumore dei chiavistelli
delle porte di ferro.
La luce e quella degli sguardi,
si incrociano, interrogano,
prendono le misure dell’altro.
Il calore e nella voce di Paola
al centro del refettorio, canta
accompagnata dalla chitarra.
Le canzoni si sciolgono
nel coro delle voci, nel ricordo
di amori lontani.
La bellezza nel volto delle ragazze
piovute da lontani mondi
che battono, lievi, le mani.
La speranza nel gesto della donna
che chiede a Paola di provare
gli accordi dell’ultima canzone.
La visita ha il colore della musica.
“Il profumo dell’iris”
Le rose di Novoli
Il suono delle chiarine
accoglie la principessa d’Austria,
sposa promessa alla villa di Novoli.
Nella notte d’attesa, il gracidare
delle rane nei fossi di via Polverosa,
il profumo dei limoni, il canto dei grilli.
Passo oggi lungo i muri
fra la folla dei motori
per il quartiere di Novoli,
stanza di sbratto della città.
Nell’ultimo lembo di fabbrica
oltre la mole della ciminiera,
si alzano gli edifici dell’università:
sono belli i ragazzi, le ragazze
che affollano le aule,
li vedo muoversi allegri, riflessi
sulle pareti di vetro e d’acciaio.
“Dove scambieranno oggi le loro
tenerezze, conoscono il profumo
dei fiori sull’argine del Mugnone,
le ombre dei gasometri riflesse
sui vetri appannati delle auto?”
Crescono ancora d’inverno
rose scarlatte sui muri di Novoli.
“Il profumo dell’iris”
40. azzurro
Il profumo dell’iris
Tra la folla, le lavandaie
portano cesti di biancheria
lavata nelle acque dell’Ema,
profumata dai fiori dell’iris.
Iride, una madonna fiorentina,
promise amore al giovane
che dipinse un fiore cosi perfetto
da ingannare una farfalla.
Da lei ebbe nome iris,
il simbolo di Firenze.
Dopo l’erta dei Catinai
si apre la vista su Firenze,
citta di bellezza elegante
preziosa come il profumo
dell’iris, dal tono austero,
riservato. Si concede solo
a chi la ama, la sa apprezzare.
41. bianco
L’Arno in piena
L’esercito di plastica salta
nel rombo della pescaia, sosta
nell’ansa del fiume, prendono fiato
bottiglie, corde, bambole storpiate,
poi riconquistano la corrente.
Al centro della piena, la corsia
piu veloce trascina l’artiglieria
pesante, tronchi, misteriose carcasse,
sugli alberi cormorani stupiti.
All’Anconella l’esercito si allarga,
si apre in vortici ampi, i soldati
s’incolonnano in squadre,
conquistano le pietre della citta
inseguiti da nere strisce di olio.
All’alba giungono alla foce
bianca di spume, gabbiani
volano sugli eserciti in festa.
“Il profumo dell’iris”
42. bianco
Peretola
Tosca, cerco i fiori del bello
in periferia al calore delle utopie,
fiori rossi degli anni pari e dispari.
“Alla Società di Mutuo Soccorso,
dopo l’arrivo dell’ultimo volo
quando cessa ogni rumore.”
Nei quadri alle pareti Vinicio
racconta la storia di Peretola,
sui tavoli lattine di Coca Cola.
Longarine, tavole da cantiere
si spingono in alto: lo slancio
della Cupola, della nuova società.
Marcia il “Quarto Stato”, Tosca
in prima fila, il bambino in braccio.
Facce sul fondo, formano un popolo.
Escono dai quadri dietro le torce
dei vigilanti, nei supermercati,
tra le ombre delle fabbriche.
All’alba le sirene, i primi voli.
Alla Società di Mutuo Soccorso Tosca
e gli altri riprendono posto nei quadri.
“Il profumo dell’iris”
43 bianco
Il cortile é un pozzo profondo,
cinquanta finestre assiepate
vicine, gomito a gomito,
in basso il nero del fondo,
in alto uno spicchio di luna.
Le luci si spengono,
una lavatrice sferraglia
l’ultimo risciacquo.
Il cortile ha il lungo respiro
della gente che dorme,
evaporano sogni,
s’incontrano sul fondo
in una danza incessante.
Sento il pianto dei bimbi,
voci, grida d’amore.
Il cortile centrifuga giorni,
stagioni vicine e lontane,
la memoria dei volti.
Un vortice all’alba
disperde sogni e ricordi
nell’aria rossa della città.
I gatti sulle terrazze
si stirano languidi.
“Il profumo dell’iris”
44. rosso
in festa
Scoppi
di luce
tutti i regali
hanno
aperto
la pancia
piatti
sotto le carte
fogli
di ogni colore
respirano le luci
dell’albero
bicchieri in alto
Marta ritta
sul tavolo
batte le mani
ride assediata
dai flash
come una diva
Le luci dell’albero
s’inseguono
quattro colori
fasciano la stanza
brillano negli occhi
di Marta – lei sgambetta,
ride felice
45 rosso
Il regalo del computer
Bit byte bit byte
zero uno zero uno
uno zero
acceso spento spento acceso
locale globale globale locale
punto rete punto rete
rete punto
nano secondo nano secondo
secondo nano
blog ergosum sum ergoblog
google yahoo google yahoo
yahoo google
messaggio d’amore d’amore messaggio
you tube you tube
tube you
“Nonluoghi”