È piuttosto emozionante in questo periodo di isolamento per la pandemia, presentare le proprie opere in diretta, in videoconferenza, avvalendosi degli strumenti social. Domenica 26 aprile ho fatto la mia prima esperienza a questo riguardo presentando il libro, fresco di stampa, “Sinfonia per San Salvi”, pubblicato dalle edizioni Il Foglio di Piombino, il collegamento è stato curato dalla stessa casa editrice tramite il suo canale Facebook.
Non è quindi presente il pubblico che frequenta gli incontri tradizionali, presso le biblioteche o i circoli culturali: ora è il silenzio, la solitudine della casa del relatore, un silenzio che invade oggi le abitazioni, le strade della città. Quindi all’ora fissata, davanti allo schermo del computer, prende vita la nuova esperienza: il tasto da premere, “in onda”, e via a “navigare” da solo con l’eco della voce che rimbomba nella casa. Da vari segnali capisci il numero delle persone che ti seguono dall’altra parte dello schermo, dieci, venti trenta … , hai il polso della situazione con i saluti, gli apprezzamenti, le domande …
La mia “avventura” del 26 aprile è stata registrata ed è possibile rivederla, diffonderla, presentarla in più occasioni, come ad esempio, ora sulle pagine di Literary (https://www.facebook.com/rmosi/videos/10222814196603649/ ).
Il libro “Sinfonia per San Salvi” incrocia il mondo della FOLLIA e presenta un percorso di liberazione e di riscatto, richiamando la struttura della SINFONIA, della musica classica. Ho menzionato il pensiero di Giuseppe Panella, valoroso saggista, recentemente scomparso, secondo il quale la sinfonia è composizione, in quattro tempi, di abbandoni e di riprese, dove un tema è introdotto, poi sviluppato, accantonato, variato. Insieme l’istanza poetica e quella musicale, suscitano un insieme di emozioni e generano una pluralità di lingue, di ritmi: la poesia, il racconto, la scansione delle immagini fotografiche, motivi che seguono le forme del mondo della musica, ne riprendono tratti, segni, si distendono nello spazio dei quattro tempi, ricercando una piena libertà espressiva. Nel libro sono inseriti i contributi degli scrittori Nicoletta Manetti e Gordiano Lupi.
Mi sono soffermato nel corso dell’intervento, sulle numerose immagini fotografiche che arricchiscono il libro: fanno da contrappunto ai vari passaggi della memoria del luogo – l’ex Manicomio San Salvi di Firenze – e alla ricerca di fili di speranza, di riscatto dalla “cura istituzionale” della FOLLIA (video: https://www.youtube.com/watch?v=auVpkFhoSzw ).
Il primo tempo della “Sinfonia”, è riferito alla “Terra Desolata” ai cupi scenari di città in crisi; il passaggio successivo è la “Terra della Follia”, si scende nel precipizio della disperazione, con il riferimento a quella che è stata la cura “tradizionale” dei pazienti nei Manicomi. Ci si affaccia nel giardino di quel che resta del Padiglione delle “Agitate” del Manicomio di San Salvi ed emerge il canto della poesia “La nave dei folli”:
La nave dei folli
La nave dei folli dal padiglione
delle Agitate
ondeggia sul mare di erba,
di pini, s’infrange contro il muro
che divide il giardino dal mondo.
Il canto penetra per gli occhi neri
delle finestre, delle porte sbarrate
da reti di ferro, invade le sale
deserte, sfiora disegni di mostri,
figure procaci, incontra segni
di vita recente, cataste di letti,
di sedie, si sofferma in un angolo
con decori di qualche Natale fa.
Il canto sale al primo piano
fra le celle, le porte spalancate,
nelle stanze per l’idroterapia,
per l’elettroterapia, fino alla
parete crollata nel giardino,
raggiunge le chiome dei pini.
Segue il Terzo Tempo “Terra Liberata”, nel ricordo dell’apertura del Manicomio al tempo della Legge Basaglia e della giornata di festa (25 aprile 1978) nella quale furono aperti alla città i cancelli dell’Ospedale Psichiatrico. Nell’ultimo Tempo – “Terra riconquistata” – vi è la visione dell’attuale stato del giardino che circonda il vecchio Padiglione, in disfacimento, delle “Agitate”, nel quale la natura si riprende come una rivincita, con la vegetazione che recupera ogni spazio con una vitalità sorprendente, inaspettata. Mi sono perciò soffermato su questo passaggio “chiave” del libro:
“La Città della Gioia” di Nicoletta Manetti
“E com’è che l’agave ha permesso all’erbaccia di sottometterla? Che forza, che energia dirompente emerge, spinta da sotto questa terra. Non è un luogo abbandonato, come credevamo; qui scorre una linfa antica, misteriosa, tenace. Che sia il dolore, la rabbia, che siano le grida o le risate sconce, le pitture sghembe sui muri, o quel tralcio di filo dorato della festa di natale che ancora pende nel refettorio, che sia insomma LA FOLLIA, quella linfa misteriosa che ha concimato, innaffiato, incitato la natura che qui si celebra senza ostacoli, entra negli anfratti, si insinua nei mattoni e nelle inferriate, nei vetri rotti, esplode di palme, prega tendendo verso l’alto le cime degli alberi?
Non dimenticate questo luogo! sembrano invocare le lunghe ombre verdi, ci siamo ancora, siamo gli spiriti folli, ma non come voi intendete, non abbiate paura. …”
Alla fine della presentazione, nessun applauso, nessun complimento dal vivo, come negli incontri di una volta: solo io col computer, nel silenzio della stanza; poi la lettura dallo schermo, dei commenti, la rassegna dei segni, delle “faccine” sorridenti, dei like. Ho pensato che questa esperienza merita di essere fatta, rappresenta però un’alternativa, rispetto al passato, un po’ … triste. È forte la speranza che i progressi della scienza ci consentano di presentare i nostri lavori in mezzo al pubblico, nel recupero degli antichi, insostituibili “amorosi” sensi da scambiare fra persone reali.