Aperta la Mostra “Terra Madre” al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”

Prosegue fino al 4 ottobre - “Sinfonia per San Salvi”: Progetto di Roberto Mosi e Nicoletta Manetti

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La mostra “Terra Madre” alla “Casa di Dante” di Firenze

Il Circolo degli Artisti “Casa di Dante” ha promosso la Rassegna di Arti visive dei soci Artisti sulle tematiche cosmogoniche dei quattro elementi: TERRA, ACQUA, FUOCO, ARIA. Il primo evento espositivo è stato dedicato all’elemento TERRA e sottolinea l’imperativo della sostenibilità ambientale per il pianeta, soffocato dall’inquinamento. Partecipano alla Mostra, aperta dal 21 settembre al 3 ottobre, nove soci del Circolo indicati nel manifesto dell’iniziativa con l’immagine di una Terra riarsa, segnata dal riscaldamento.

Ho partecipato alla Mostra con un’opera di fotografia, poesia e prosa dal titolo “Sinfonia per San Salvi”, articolata in quattro grandi pannelli che riprendono la scansione classica dei quattro tempi di una sinfonia.

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Con “Sinfonia per San Salvi” l’attenzione è rivolta ad un lembo di terra alla periferia della città di Firenze che ospitava il vecchio ospedale psichiatrico. La mia ricerca si è focalizzata su quello che rimane di un antico padiglione che un tempo accoglieva “le donne agitate”. I quattro Tempi della Sinfonia assumono precise denominazioni e si articolano in più movimenti in una stretta connessione fra immagini fotografiche e poesia. Al progetto ha partecipato anche Nicoletta Manetti.

Il primo Tempo della Sinfonia “Terra Desolata”, ispirato all’opera di T. S. Eliot, presenta cinque movimenti: I. Periferie, II. Mercati ospedali, III. Città stazioni aeroporti, IV. Caos, V. Né in cielo né in terra.

APRIL is the cruellest month, breeding

Lilacs out of the dead land, mixing

Memory and desire, stirring

Dull roots with spring rain.

Winter kept us warm, covering

Earth in forgetful snow, feeding

A little life with dried tubers.

T. S. Eliot, The Waste Land, 1922, v. 1-7

Il secondo Tempo, “Terra della Follia”, prevede dieci movimenti: I. La nave dei folli, II. Memorie, III. La mappa della follia, IV. Terra fertile, V. Terra santa, VI. Terra elettrica, VII. Corrispondenza negata, VIII. Parole di follia, IX. Soraya, X. Una vita tra i matti. L’inizio di questo secondo Tempo, “La nave dei folli” dà il senso dell’intero componimento:

La nave dei folli dal padiglione

delle Agitate

ondeggia sul mare di erba e

di pini, s’infrange contro il muro

che divide il giardino dal mondo.

Il canto penetra per gli occhi neri

delle finestre, delle porte sbarrate

da reti di ferro, invade le sale

deserte, sfiora disegni di mostri,

figure procaci, incontra segni

di vita recente, cataste di letti,

di sedie, si sofferma in un angolo

con decori di qualche Natale fa.

Il terzo Tempo, “Terra Liberata”, è legato alla liberazione di questo “lembo di terra” con l’apertura del manicomio alla città, al momento dell’approvazione della legge Basaglia; quattro sono i movimenti: I. Festa per la liberazione di San Salvi, II. Pablo Neruda “La città”, III. La Festa: “Il corteo”, “Inno alla danza”, “En bateau”, IV. “La Primavera”.

L’ultimo Tempo, “Terra Futura”, celebra l’invasione dello spazio intorno al vecchio “padiglione delle agitate”, da parte di una vegetazione libera, lussureggiante, composta dai più diversi tipi di “erbacce”, segno vivo della Natura che si impadronisce di nuovo di queste parte della Terra, per riservarla ad un diverso destino. Cinque i movimenti: I. La città della Gioia, II. Terzo Paesaggio, III. Cigli erbosi, IV. Inno alle erbacce, V. Giardino planetario.

La conclusione, “La città della gioia”:

“E com’è che l’agave ha permesso all’erbaccia di sottometterla?

Che forza, che energia dirompente spinge sotto questa terra. Non è un luogo abbandonato? Qui scorre una linfa antica, misteriosa, tenace.

Che sia il dolore, la rabbia, grida o le risate sconce, le pitture sghimbesce sui muri,

o quel tralcio di filo dorato della festa di natale che ancora pende nel refettorio, che sia insomma LA FOLLIA, la linfa misteriosa che ha concimato, innaffiato, incitato la natura che qui si celebra senza ostacoli, entra negli anfratti, si insinua nei mattoni e nelle inferriate, nei vetri rotti, esplode di palme, prega tendendo verso l’alto le cime degli alberi? Non dimenticate questo luogo!”.

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