“Quando torno ti porto un fiore”

Nicoletta Manetti, “Vico. Quando torno ti porto un fiore”, SoleOmbra edizioni

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Capitolo I - Incipit

GRANADA

Luglio 1841

La vide bere alla fonte. Si tratteneva da un lato i capelli, neri come i corvi che solcavano il cielo della sierra; una ciocca le sfuggì, si attaccò al collo e serpentelli d’acqua scivolarono nella scollatura.

Fernando le porse la borraccia, ma lei gli piantò addosso due occhi che parevano tizzi di carbone, si asciugò la bocca col polso e scosse la testa. Poi scappò a piedi scalzi reggendosi la gonna e sparì dietro gli alberi di sughero.

Quella visione lo tormentò per tutta la giornata mentre contrattava al mercato del bestiame, controllava alla pesa e pagava i vitelli nella piazza di Granada. Quando anche il sole fu stanco, risalì a cercarla alla fontana, ma trovò solo un gruppo di zingare anziane che si girarono a guardarlo sospettose. Tornò ancora la mattina dopo e attese, seduto su un sasso, come un gatto in agguato.

Appena la vide arrivare con la brocca appoggiata su un fianco si alzò per aiutarla e tese le mani al recipiente, ma lei lo ritirò scontrosa.

«Scusate, volevo solo… ».

Lei emise parole incomprensibili.

«…Tuo nome?» riprovò lui. La ragazza non capiva, ma una voce di uomo da lontano chiamò:

« Asuncion adelante!».

Mentre la mezzina si riempiva brontolando dal fondo, i due si guardarono finché l’acqua finì per traboccare.

«Asuncion, donde… ?» chiese il ragazzo.

Lei fece un cenno con la testa a indicare oltre il crinale.

«Tuo padre?».

Lei annuì, poi azzardò: «Tu donde?».

«Italia, magnana torno Italia» e mentre lo diceva, prese la decisione.

Il padre di Asuncion, re di un gruppo di nomadi, si era stabilito da poco sulle alture della sierra. Ricevette Fernando fuori dalla sua tenda, in piedi, la mano scura ferma sul manico del coltello. Quando capì che quella figlia, la più bella tra tutte, poteva essere barattata con tre vitelli grassi, sorrise e, al centro della bocca, gli brillò un dente d’oro.

————-


Cordoba

(da “Itinera”, R. Mosi)

Nell’ansa nascosta del fiume

si specchiano gli occhi

delle donne, i lunghi

capelli sciolti. Nell’aria

della sera volano

sciami di risa, storie

d’amore, di fughe

oltre il confine.

Nell’oasi si spengono

i rumori della festa

le musiche e le danze

per i figli non più fanciulli.

.

Fisso su fogli azzurri

parole leggere ai piedi

delle palme, unite in alto

dall’arco delle foglie

accese dall’ultimo sole.

Si innalzano intorno

le colonne della Mezquita,

a Cordoba.

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Il mio canto libero

riempie le volte infinite

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