Come spesso può succedere, e quello che è capitato a me può essere capitato anche a voi, quando ero piccola ho sopportato fame, miseria, paura, umiliazioni, ma anche affetto ed esperienze positive in famiglia e con gli amici.
Piccola, fragile, timida, due trecce bionde, e lo sguardo attonito di quelli che sembrano domande senza risposta, abitavo in campagna, una casa come tante, costruita da mio nonno, un po’ come sapeva, un po’ come poteva, che non venne mai finita, tale da sembrare una casa tagliata a metà.
C’era la guerra, il coprifuoco, le tende scure alle finestre, una fioca lampadina nell’unica stanza, cucina salotto soggiorno, tutto insieme e in quel ristretto spazio, ogni sera, la mia mente vagava al di là delle pareti alla ricerca di spazi aperti, di tempi dilatati, di forme di vita straordinarie.
Nel tempo della fanciullezza il trascorrere dei giorni è spesso incomprensibile: la vita futura fa paura e, come a me, anche a voi sarà capitato di immaginare di vivere una vita parallela come stare sui binari dove passano i treni che non si incontrano mai.
La guerra, giorno e notte, si faceva sentire nei piccoli cambiamenti: oggi c’era il pane, il latte, lo zucchero; domani c’era meno pane, meno latte, meno zucchero; i vestiti pieni di toppe, i calzettoni bucati, l’acqua e la neve entravano dentro le scarpe quasi fossero fatte di cartone!
Da scuola si scappava al suono dell’allarme, col batticuore, fino al rifugio. Anche da casa si scappava col batticuore fino al rifugio e nel tornare alzavo gli occhi al cielo per vedere se le caramelle d’argento (le bombe) scendevano sopra la nostra testa oppure se questa volta nessuna ombra bucava le nuvole, nessun minaccioso movimento spostava l’aria.
Il cielo si abbassava all’orizzonte e l’orizzonte scompariva allo sguardo. Mutevolezza del cielo, mutevolezza della terra, identità con cui misurarsi prima di avere la certezza, prima di accorgersi che quello che sei o quello che pensi immutabile e immutato è invece in continua e inarrestabile evoluzione. Nulla può essere come ieri. Nella mia guerra…in tutte le guerre.
Anna Maria Volpini