Roberto Mosi - “ Poesie 2009-2016 “, Ladolfi Editore
Nota critica di Carmelo Consoli, Presidente Camerata dei Poeti - Firenze, 15 febbraio 2017
Roberto Mosi lega indissolubilmente l’immagine al verso, il visibile nella sua accesa realtà alla successiva trasmutazione poetica, come se egli fosse toccato da una esigenza impellente di trasfigurare nella sua mente ogni percorso quotidiano ed esistenziale, sia suo che della società che lo circonda.
E così facendo rappresenta nella sua poesia il moderno homo viator coinvolto nelle proprie peregrinazioni esistenziali dentro ai mutevoli percorsi del dolore, della felicità, dei sogni, del disincanto all’interno di quelli che il poeta definisce i “ nonluoghi” e dell‘incanto di quelli invece del “mito” ossia della pura bellezza e di accesso alla divinità.
Crea quindi sia con la sua camera mobile( egli è anche un abile fotografo) che con la sua parola suggestivi itinerari poetici che sono l’espressione dei travagli e delle aspirazioni di una società contemporanea vista nelle molteplici sfumature della sua dinamicità comportamentale.
Sono personalmente in sintonia con lui nel pensare che la poesia, nel suo onirico percorso creativo, debba assolvere ad una sua imprescindibile esigenza che è quella di essere l’espressione più genuina e immediata della realtà, calandosi nella quotidianità della vita.
Mosi sa fare di questa esigenza arte vera, poesia dei fatti e degli atteggiamenti umani di tutti i giorni, minuzioso canto del paesaggio, sognante reportage e questo libro, che comprende poesie composte dal 2009 al 2016 e tratte dalle sue varie pubblicazioni è una retrospettiva di emozioni e ricordi in cui si può ammirare il suo lungo percorso umano.
Percorso toccato nei sentimenti e nelle sensazioni dai vasti territori attraversati, contaminato dalle sofferenze per le varie situazioni di difficoltà, dolore, mancato rispetto dei diritti e delle dignità umane e galvanizzato per contro dagli aspetti della bellezza degli uomini e della natura, affascinato dai luoghi e dalle situazioni legate al simbolo mitico.
Questo è un volume in cui si mescolano dinamicità esteriori come viaggi, relazioni, contaminazioni di una convivenza territoriale e riflessioni, interiorizzazioni, ricordi, sogni e moti dell’inconscio, ossia un mix che inevitabilmente coinvolge il lettore in quanto gli fa rivivere esperienze ed emozioni legate ad una confrontarsi con la realtà quotidiana nel modo più spontaneo e naturale.
Realtà colta ad esempio nei cosiddetti “ Nonluoghi” ossia nelle situazioni di disagio, in cui viene allo scoperto tutta la fragilità umana, in assenza di una propria identità e dignità , come dentro agli ospedali o di degrado delle periferie, oppure in quelle dove l’uomo affronta la sua missione di viandante voluta o imposta dalla vita durante nei viaggi, dentro i terminali degli aeroporti o delle stazioni e dove folle di una società multietnica in movimento si incrociano e si mescolano.
“Nonluoghi” in cui si accumulano e si sommano destini di moltitudini umane in cerca di una propria dignità e identità.
Ecco che il libro si apre quindi con la raccolta “ NonLuoghi “ a cui segue quella dei “ Luoghi del mito” come contro altare e dove l’autore cambia registro ed espone l’altra faccia di cui si compone la vicenda umana ossia quella della aspirazione al raggiungimento della bellezza e del divino nel percorso esistenziale, con il riferimento dunque al mito attraverso luoghi e personaggi che lo personificano.
Ci troviamo di fronte ad uno spaccato di vita e di esperienze proprio del poeta e altrui chiarificato dalla poesia di Roberto che saggiamente tocca i tasti di una lettura poetica della vita in transumanza nei posti più svariati del cuore e dell’anima alla ricerca alla fine di una ricerca spirituale.
E così egli ricorre alla mitologia classica come chiave di lettura della società moderna in cui i luoghi del mito si ispirano a Diana, Giasone,Ulisse, Saffo, Hermes, Febo, Zeus percorrendo le terre , i popoli che li videro protagonisti nella storia.
Chiusa questa parentesi la frenetica erranza del poeta non si placa, anzi si intensifica nella raccolta “Viaggi” dove percorre terre, piazze, paesi, isole e mari come incantato dalle bellezze, fino a spingersi verso i luoghi più lontani del mediterraneo e dell’Africa, nei deserti e negli accampamenti, ma anche nel Nord più lontano.
Poi tocca a “Florentia” appassionata raccolta nei confronti della sua città che viene rivisitata con gli occhi incanti del poeta.
Veri e propri acquerelli le poesie, dove in successione sfilano Santa Croce, Santo Spirito, i lungarni, il Carmine, l’Arno, le Murate e tanti altri paesaggi.
Ma ancora egli volta pagina, seguendo l’ordine cronologico delle sue varie pubblicazioni, e passa alla volta dei suoi “ Aquiloni” ; una immersione calda e intima nel suo privato, nelle relazioni proprie affettive e sentimentali, in un mondo in cui il timbro onirico si accentua per poi ancora deviare verso le peregrinazioni nella terra delle migrazioni con “ Migrare” riportando l’aspetto più crude del caporalato nella raccolta delle arance e dei pomodori, negli approdi disumani dei traghetti e lungo i marciapiedi delle città, per proseguire verso i suoi mondi della “ Pace, guerra” rievocati per simboli ed episodi con intensità umana e poetica.
“L’invasione degli storni “segna, come scrive il prefatore del libro Ladolfi , una pausa meditativa ed è forse la sezione più surreale ed interiorizzata, in cui molto interessante è il colloquio tra l’autore e la cornacchia della Valle dell’inferno.
“Flora”, “Golfo di Baratti “ e “Populonia” che seguono sono tre raccolte caratterizzate dal gusto per l’arte e dalla bellezza dei luoghi; liriche aeree, leggere, segnate da femminili presenze Tosca, Fiorenza, Flora, e da paesaggi contornati da fonti, sorgenti, stagioni che esaltano la bellezza dei territori.
Chiude il volume nella sua terza parte l’ultima sezione dedicata a Proust e che intende testimoniare la personale esperienza dell’autore nell’incontro con la parola e la vicenda proustiana legata come sappiamo alla famosa “ Ricerca del tempo perduto”; quel viaggio nella memoria e nel tempo che si snoda tra vizi e virtù che tanto ha affascinato la cultura del 900 internazionale, facendo di Proust uno dei più grandi esploratori dell’animo umano.
Dunque la poesia errante e coinvolgente di Mosi, connotata da una gamma notevole di sfumature sentimentali e dal tono spesso di ferma denuncia sociale, si configura in un territorio gradevole e musicale, colmo di colori e profumi, dove domina il taglio fotografico e pittorico ed in cui il il verso è saggiamente impostato nella misura metrica che sa dilatarsi o restringersi a seconda delle emozioni ricevute.
Leggere questo libro, oltre che darci la possibilità di comprendere bene la poetica dell’autore nel tempo è come partire per un viaggio di infinite tappe in cui stupirsi, perdersi, indignarsi, esaltarsi, essere preda di quelle tante emozioni del cuore e dell’anima che hanno attraversato il nostro poeta nella sua lunga ricerca umana e spirituale della vicenda esistenziale.
Carmelo Consoli
in: www.lacameratadeipoeti.weebly ; Camerata dei Poeti – 6° Tornata dell’87° anno A. A.