“Salon Proust” è il titolo dell’Antologia pubblicata, in forma di e-Book, nel 2013 dalle edizioni www.laRecherche.it, per il 142° anniversario della nascita (10 luglio 1871) dello scrittore. I Salon erano esposizioni periodiche e sappiamo che Proust, ammiratore dell’arte contemporanea, era un assiduo frequentatore di queste mostre, dalle quali filtrava poi nei suoi libri, descrizioni più o meno evidenti, delle opere che più lo colpivano; in particolare, dai pittori suoi contemporanei creò il personaggio di Eltsir, che compare nel libro All’ombra delle fanciulle in fiore. In occasione della celebre visita del Narratore all’atelier di Eltsir, durante la vacanza a Balbec, assistiamo a una sorta d’inventario di quadri ma anche a una specie di Salon, in cui la voce narrante ci racconta le tele esposte.
Nella Recherche è da dire, emerge un rinvio preciso all’arte di Vermeer – detto da alcuni “il pittore del silenzio” – e al suo famoso quadro “La veduta di Delft”. Ci sembra che la passione di Proust per la pittura riveli la vicinanza della sua scrittura a quest’arte, il suo carattere pittorico, spesso le frasi hanno autentici colori, spessori di pennellate, chiaroscuri ed evanescenze, soprattutto impressionistiche insieme a “splendori” fiamminghi.
La Recherche, insomma, come un Salon, in cui Proust esponeva i suoi quadri, fatti di parole, ma condivideva lo spazio che andava creando con altri pittori, contemporanei e no. Abbiamo partecipato all’Antologia pubblicata nel 2013, con il componimento poetico che segue; i disegni sono di Enrico Guerrini.
Il silenzio dipinto delle pagine
Silenzio seducente del quadro
nel rumore di folla del Salone.
Pittore senza arte, compone
dall’arte di più pittori
da un frammento del mondo
da prospettive inattese.
Dipinge con la parola
per pennello la parola
per colore il suono della voce.
Silenzio sonoro del porto.
Nessun confine, terra e mare
l’acqua penetra le case, oltre
i tetti gli alberi dei battelli.
Barche tra i flutti, la sabbia
bagnata riflette le chiglie,
una nave lontana nascosta
ora dagli edifici, sembra
avanzare in mezzo alla città.
Più lontano tratti neri,
bianchi di spume, di nebbia
compongono lo slancio
della nave verso il cielo.
Silenzio ambiguo del ritratto.
Acquerello pieno d’incanto,
soggetto singolare, seducente
fascino da scoprire di giovane
donna non bella, il copricapo
orlato dal nastro color ciliegia,
la sigaretta accesa
nella mano coperta dal guanto.
Travestimento per il ballo?
Un’attrice d’altri tempi
a mezzo vestita da uomo?
Tratti mascolini del volto,
forse un giovane effeminato.
Liberta dalla normalità.
Silenzio d’acqua delle ninfee.
Cinque, sei tele per dipingere
inseguendo l’attimo,
la sorpresa dell’inatteso.
Una tela, un pennello diversi
al variare dei brandelli di cielo,
il passare di una nuvola
l’improvvisa folata di vento.
La superficie s’increspa
s’infrange in piccole onde
si sgualcisce il telo di seta
i colori si accendono vivi.
Silenzio simbolo di seduzione.
Danza il corpo segnato
da simboli misteriosi,
danza una rosa in mano
in attesa del carnefice,
danza davanti ad Erode
gli occhi accesi di brace,
danza per la decapitazione,
danza per la testa che brilla
di un’aureola di gloria.
Dipinti, acquerelli, disegni
si moltiplicano: la danzatrice
torna a sollevare il braccio,
a muovere passi fatali.
Silenzio della pagina scritta.
Regno della lenta cognizione
per l’occhio educato alla pittura,
si stacca dal ritmo usuale
del tempo, dello spazio
nel laboratorio aperto
per la nuova creazione,
conquista immagini
convergenti in mille rivoli,
allontana di pagina in pagina
il soffio silenzioso della morte.
Roberto Mosi, Il silenzio dipinto delle pagine, in AA. VV. (a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani), Salon Proust, www.laRecherche.it , n. 139, Roma 2013, pagg. 28-33.