Al Museo del Novecento “Incontri e agguati” di Milo De Angelis

L’ultimo libro di poesia di Milo De Angelis

incontri-agguati E’ stato presentato di recente al Museo del Novecento di Firenze l’ultimo libro di Milo De Angelis “Incontri e agguati”, della collana “Lo Specchio” di Mondadori (2015).  Si è trattato di un’iniziativa d’indubbio interesse per l’insolita cornice museale e per la presenza di questo famoso poeta italiano. Milo De Angelis è nato a Milano 65 anni fa ma è legato a Firenze, amico di Piero Bigongiari e altri illustri personaggi fiorentini. L’incontro è stato promosso dalla Scuola di scrittura creativa della rivista “Semicerchio”, fondata a Firenze da Francesco Stella nel 1989, che ha ospitato lezioni e incontri con alcuni degli autori più importanti della letteratura italiana e internazionale. All’inizio un gruppo di allievi del Laboratorio di poesia “Semicerchio” ha letto alcune poesie di “Incontri e agguati” e in seguito sono intervenuti alcuni degli interpreti più accreditati della poesia di quest’autore, Luigi Tassoni (Università di Pecs, Ungheria), Luigi Prete (Università di Siena), la poetessa fiorentina Elisa Biagini. dsc_2706

Luigi Tassoni ha illustrato le parti che compongono il libro: la prima sezione, Guerra di Trincea, introduce al tema della “conversazione con la morte”, che si configura come una sorta di leitmov nella poetica di De Angelis, introdotta da un invito al lettore: Questa morte è un’officina/ ci lavoro da anni e anni/ … / Vieni, amico mio, ti faccio vedere,/ ti racconto. La seconda parte del volume è quella che dà il titolo al libro e si apre con una lirica di notevole bellezza: Questa sera ruota la vena/ dell’universo e io esco, come vedi,/ dalla mia pietra per parlarti ancora/ della vita, di me e di te, della tua vita/ … La tematica è quella degli “incontri” e degli “agguati” che cadenzano le nostre giornate, e delle espressioni proprie di un’umanità degradata, emarginata, la cui fisionomia emerge nelle nebbie delle periferie milanesi o sotto il neon di una stazione ferroviaria: Ti ritrovo alla stazione di Greco/ magro e ulcerato da un chiodo/ … La terza e conclusiva parte, Alta sorveglianza, accoglie un poemetto ispirato a un efferato fatto di cronaca e al tema difficile della reclusione: l’attenzione è rivolta a un fatto reale, a un “omicida”.  De Angelis – che nel recente incontro al Museo del Novecento ha declamato per intero questa parte dedicata al carcere – insegna peraltro da molti anni a Opera, un carcere di massima sicurezza.

Antonio Prete si è soffermato sulla “grazia del pensare-in-versi”, sul “tu” che emerge con una modulazione dolce e amara, allo stesso tempo. Si coglie nei versi una tonalità sommessa, quasi confidenziale che porta a porre domande estreme, una sorta d’incantamento, uno stupore che emerge di continuo. L’aspetto che risalta è la costante presenza della morte non espressa per simboli ma corporea, fisica che ci porta a immergerci nella dimensione tragica della nostra epoca. Alla poesia è affidato il compito, ancora una volta, di porre domande estreme, di intrecciare il dialogo fra le ombre e la luce. Elisa Biagini ha rilevato come la poesia di De Angelis parla del silenzio, un compito oggi faticoso in un’epoca assediata dal rumore e ammira la capacità del poeta all’ascolto, a cogliere momenti belli, fuggevoli, della vita di altri tempi, immersi nella dimensione della passione, dell’attività agonistica, di tracce della vita della scuola.

dsc_2702 Leggendo Incontri e agguati l’ultimo libro di Milo De Angelis, tornano dunque in mente, per concludere, le famosissime scene de Il Settimo sigillo di Ingmar Bergman – come rileva in una nota di lettura Francesco Filia -  in cui il cavaliere Antonius Block, di ritorno dalle crociate, gioca a scacchi con la Morte che è venuta a prenderlo. Incontri e agguati si presenta come una vera e propria partita a scacchi con la morte, gli scacchi non sono altro che una guerra simulata e, non a caso, la prima sezione del libro è intitolata Guerra di trincea, la guerra di trincea è quella che il poeta, appunto, conduce con la morte. Morte che in parte sembra ritrarsi, in altri momenti incalza, altre volte sembra prendersi gioco dell’io lirico in maniera crudele, altre volte si manifesta come elemento chiarificatore dell’esistenza.

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