“La vita fa rumore” a Libri Liberi, via San Gallo

“La cultura viaggia nell’aria / suono di voci, note / musica, fruscio di idee, / non porta degrado, / confonde facce di pietra

teste devote agli schermi.

la-vita-fa-rumore-copertina Presentazione 21 ottobre Libri Liberi, via San Gallo Firenze

“La vita fa rumore”

Sottotitolo “Noi viviamo di lavoro”

“Dedicato a Firenze e ai suoi giovani che stanno cercando il lavoro”

Introduzione di Giuseppe Panella.

Collana Minotauri Dedali Liberi, diretta da Caterina Bigazzi – Frosinone 2015

Disegni di Enrico Guerrini

con-bettarini

1. Premessa

Recentemente il numero della rivista Semicerchio n. 48 e 49 del 2014 è stato dedicato al tema della poesia e il lavoro nel mondo, di ieri e di oggi, il lavoro visto come un’urgenza drammatica della nostra società. Fabio Zinelli afferma:

“La letteratura parla sempre più insistentemente di lavoro. Come tema e come condizione. Perché è sempre più vicina alla realtà e non da ultimo anche perché gli scrittori esordienti vivono con urgenza il problema dell’evanescenza del posto di lavoro e come situazione ordinaria il precariato. Sul piano dell’espressione, la crescita dei linguaggi speciali oltre il confine di specializzazioni tecniche sempre più condivise (l’informatica, la lingua della comunicazione e della finanza) investe la lingua che parliamo legandola alla lingua del terziario, attraversa la lingua della pubblicità e preme sulla lingua della creazione. La tensione tra cose (merci) e linguaggio è ancora più forte nelle arti visive che non mancano di influenzare la letteratura. ll’incrocio dei linguaggi la poesia dimostra di muoversi con particolare agilità e di essere anche abbastanza affilata per entrare nei codici linguistici che esprimono i rapporti di potere nel mondo del lavoro. Esplora linguaggi e condizioni del lavoro il nuovo numero della rivista di poesia comparata «Semicerchio», intitolato appunto alla Poesia del lavoro”.

PHILIP LEVINE
Cos’è il lavoro

In piedi nella pioggia in una lunga fila
in attesa a Ford Highland Park. Di lavoro.
Sai cos’è il lavoro – se sei
grande abbastanza da legger qui sai cos’è
il lavoro, anche se forse non lavori.
Lasciamo perdere te. Qui si parla d’attesa,
cambiando posa da un piede all’altro.
Di pioggia sottile che senti cadere come nebbia
sui capelli, che ti offusca la vista ….

Un’altra rivista che dedica a questo tema un fascicolo, è L’Area di Broca (n. 90-91 del 2009). L’introduzione di Mariella Bettarini porta il titolo  “Di lavoro si vive, di lavoro si muore …” La Bettarini invita a considerare i dati drammatici del mondo del lavoro italiano, 2 milioni di disoccupati, specie fra i giovani, settemila vittime sul lavoro, nei cinque anni precedenti.

Ugualmente, cerca di fermare l’attenzione su uno dei temi certo più ardui, complessi, fondamentali  del genere umano. Anche in positivo, se si pensa alla primaria importanza che, dalla preistoria ad oggi, il lavoro ha avuto per il genere umano stesso: “insieme al lavoro, alla necessità materiale del lavoro, è nata la polis (e dunque la socialità, il vivere comune, la politica, le ideologie), l’artigianato e l’arte, la ricerca scientifica e da questa la tecnica. Intorno al lavoro, a motivo del lavoro  (lavoro esso stesso) s’è da sempre esercitato l’umano pensiero, sono nati il linguaggio, la cultura. Del resto, non è forse vero che tutto è lavoro? L’universo tutto lavora, il cosmo è in perenne movimento, mutazione, evoluzione, mentre qua sulla Terra è incessante il moto/lavoro di tutto ciò che è, che consiste. Ogni creatura (vegetale, animale) lavora incessantemente alla propria sussistenza, sopravvivenza”.

con-rob

2. Il rumore del lavoro e la forza del ricordo

“La vita fa rumore” è un progetto poetico legato a un fatto di cronaca, la manifestazione del 5 luglio 2013:  in seguito a un’ordinanza che imponeva la chiusura del popolare caffè Libreria La Citè, in Borgo San Frediano, dalle ore 22 della sera, in seguito ad alcune lamentele degli abitanti del quartiere per i rumori legati alle attività musicali e alla frequenza del locale da parte di numerosi giovani. Il corteo chiedeva il ripristino dell’orario normale. Nell’afa di luglio si snoda il corteo pieno di colori, di voci, vivace, determinato. Pieno di allegria e di movimento, movimento – in certi momenti - a passi di danza”.

Libreria Cafè

Silenzio e ombre sedute

sugli scaffali de La Citè

sopra i libri della Libreria

Cafè, sul pianoforte

fra divani e abat-jour.

Salva la pubblica quiete.

Il proclama del giudice:

“Chiuso dalle nove

alle sette del mattino.

Disturbo alla quiete.”

Buonanotte Firenze,

un colpo alla cultura.

La cultura viaggia nell’aria

suono di voci, note

musica, fruscio di idee,

non porta degrado,

confonde facce di pietra

teste devote agli schermi.

Oggi si spalanca la porta:

si va in corteo, si parla

dell’essere alla città dell’avere.

Rabbia, lavoro che muore

sepolto il progetto di anni

fuori dal senso comune.

Sul sagrato del Carmine

s’inchiodano cartelli

nell’afa della sera di luglio. …

La rabbia  per il lavoro che viene a mancare, che rischia di essere perduto definitivamente, si esprime nel corteo. Sullo sfondo l’angoscia di un infinito stato di precariato. Il rumore allegro e allo stesso tempo preoccupato, del corteo, il cartello “La vita fa rumore” mostrato nel corteo, finito sulla copertina del nostro libro, riecheggia per molte parti del libro, nelle diverse poesie presenti nelle diverse sezioni. Ad iniziare dalle poesie legate al ricordo delle lotte del passato, alla dimensione operaria e popolare, in particolare.

Si può parlare di rumore/silenzio , due momenti che si integrano nelle successioni temporali, l’uno è in attesa dell’altro. E così il silenzio che invade la Libreria de LaCitè, e, successivamente, il silenzio della notte, quando le figure delle trecciaiole, protagoniste delle dure lotte alla fine dell’Ottocento a Peretola e in altri paesi della piana fiorentina, il silenzio dello storico caffè delle Giubbe Rosse, abbandonato dai poeti nel momento in cui si scontravano nella piazza la polizia  e gli operai che manifestano per il lavoro, il silenzio della grande fabbrica, la Manifattura Tabacchi, dopo che è cessata ogni attività.

Lavoro!

Il salotto buono di Firenze

appare in bianco e nero,

i colori delle storie di Vasco.

Le tute blu arrivano da Rifredi

la polizia è schierata, sbuca

dai portici la camionetta,

picchiano forte i manganelli,

si grida in coro pane e lavoro.

Le Giubbe Rosse sono sbarrate,

i poeti scomparsi.

La musica è delle sirene,

i versi le urla degli operai.

Le trecciaiole

Marcia  il Quarto Stato, Tosca

in prima fila, il bambino in braccio.

Facce sul fondo, formano un popolo.

Escono dai quadri dietro le torce

dei vigilanti, nei supermercati,

tra le ombre delle fabbriche.

“Lo sciopero delle trecciaiole.

Mi distesi sulle rotaie.” Tosca ricorda:

“La cavalleria attaccò nella piazza.”….

All’alba i primi voli, le sirene.

Alla Casa del Popolo Tosca e gli altri

prendono posto nei quadri di Vinicio.

Manifattura Tabacchi

Fosca mi guida

dal Fosso Macinante

nella fabbrica abbandonata.

Sedici compagne

al centro del piazzale

uscite dai fabbricati a raggiera.

Ogni donna una storia.

Federiga, un’immagine:

il portone si apre

mimose avanzano

le sigaraie escono

cantando:  la festa

dell’otto marzo.

Si accende il viso di Delia:

la sirena, lo sciopero,

sassi sui fascisti

entrati nel piazzale.

Federiga, le compagne

tornano a difendere

il silenzio della fabbrica. …

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3. Il lavoro migrante

Al lavoro migrante è rivolta una larga attenzione, s’incontrano i lavavetri, i raccoglitori di pomodori della Maremma, delle arance a Rosarno, i giovani del nostro sud predestinati all’emigrazione, una mediatrice giunta dal Libano.

Mediatrice

In una valle della Lucania

vive Maria, dolce ragazza

della lontana terra del Libano.

Conosce le lingue che si intrecciano

sul mare, il sapore comune dei piatti

in ogni festa l’eco di altre feste.

Stringe amicizie con le donne

parla felice della sua figlia

in questa terra dai rari sorrisi di bimbi.

Insegna la lingua ai migranti giunti

dall’altra parte del mare, per i lavori

nelle stalle e nei boschi.

Maria costruisce esili ponti

tra mondi lontani, vicini.

Stella cometa

Mario insegna a guardar le stelle

dalla radura sopra Lagonegro.

Al tramonto risalgono il monte

s’immergono nel silenzio.

In cerchio sfogliano i perché

per lavagna la volta celeste.

Ognuno immagina l’incontro

con altri cieli, con altri mondi.

Pensieri migranti

alla ricerca della stella cometa.

4. I volti del lavoro

La seconda parte della Raccolta riguarda i molteplici aspetti del lavoro. Lo sguardo diviene più leggero, legato all’attualità, ai caratteri spesso precari della condizione lavorativa, i toni a volte sfiorano il grottesco e la satira sociale.

Impiegato delle pompe funebri

Raffiche di vento,

trema la finestra accesa

per la veglia al moribondo.

All’angolo della strada

Federigo pronto a correre

il catalogo in mano.

Sopra lo spiovere del tetto

un angelo bianco muove le ali,

vicino un angelo nero,

la coda sporgente.

Alle luci dell’alba

la corsa per afferrare

l’anima, il corpo.

In questa poesia si avverte, con il rumore dello sferraglio del treno, una leggera tenerezza:

Pulizia bordo

Anna in divisa verde

Pulizia a Bordo Alta Velocità

trascina il carrello

(carta, sapone, deodoranti)

nel rombo del treno in corsa,

dieci carrozze venti bagni,

uomini e donne.

Il treno rallenta

Anna in piedi alla porta,

digita messaggi d’amore

al suo uomo in attesa,

binario dieci della stazione.

Ecco ora i lavori precari, tipici dei giovani, da quello della comparsa nel teatro, al ragazzo “pony express”:

Pony express

Pony express sui pedali

girovago sognatore,

portatore di dispacci.

Baschetto, lucchetto a U,

ricetrasmittente, borraccia,

borsa a tracolla,

divisa rossa, riflessi

sulle vetrine, infinita serie di pixel,

freccia acuminata.

Non poteva mancare in questa raccolta – che Giuseppe Panella definisce poemetto, per la continuità e la fluidità dei testi – il riferimento al mondo del mito, aspetto che spesso ricorre nei miei lavori. Per un verso sono Orfeo e Euridice impegnati nella melma degli scavi sotto la città di Firenze, per la realizzazione della linea ad alta velocità, per l’altro, un Ulisse moderno, manager di oggi stressato dagli impegni di lavoro:

Ulisse torna ad Itaca

Ogni sera Ulisse

torna ad Itaca….

… L’eroe raggiunge

la reggia nel sonno.

Penelope dorme stizzita

Arturo saluta, la coda ritta.

L’eroe guarda la posta,

dispone in ordine le armi

si distende sul letto,

il  risveglio è vicino.

Ogni sera Ulisse

torna ad Itaca.

Ogni lavoro è oggi immerso nel mondo dell’informatica, a volte è agevolato l’impegno lavorativo, a volte sembra svanire nella sfera della follia. Come in questo testo del “lavoratore bit”, ripreso dalla raccolta Nonluoghi

Futuribile

Bit byte bit byte

zero uno zero uno

uno zero

acceso spento spento acceso

locale globale globale locale

punto rete punto rete

rete punto …

5. Il lavoro del poeta

Nell’ultima parte della raccolta, emerge il lavoro – lavoro vero e proprio - del poeta, la sua fatica nella ricerca della parola, nella cattura delle immagini, nella costruzione di una lingua figurata. Il riferimento in un caso è al lavoro del pittore, alla figura creata da Marcel Proust nella Recherche, con il personaggio del pittore Elstir e la visione del suo studio. Il silenzio ancora, una componente costante nelle pagine dello scrittore francese.

Il lavoro del pittore

(La Recherche)

Silenzio seducente del quadro

nel rumore di folla del Salone.

Scopro metafore fissate

tra le frasi delle immagini,

pittore senza arte, compongo

dall’arte di più pittori

da un frammento del mondo

da artifici di immagini

da prospettive inattese.

….

Silenzio della pagina scritta.

Regno della lenta cognizione

per l’occhio educato alla pittura,…

allontana di pagina in pagina

il soffio silenzioso della morte.

Il riferimento è, infine, al vasaio, all’artigiano che da un ammasso di argilla, le mani nere di melma, crea a poco a poco, la sua opera.

Dalla poesia “Il lavoro del poeta”, la parte finale:

Leggo e rileggo

i versi, ascolto

la mia voce, cerco

tracce di colore,

riflessi di luce

pieni e vuoti d’ombra,

scompongo e ricompongo

l’ammasso d’argilla. …

Sono sazio di penetrare

di mani l’argilla,

ora il fuoco del forno

abbraccia la forma;

è pronta poi per essere

affidata all’aria,

alla polvere del giorno.

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