“La poesia del viaggio”
Manifestazione Firenze “Artisti nel mondo” EXPO 2015
Recital di Roberto Mosi 16 settembre
Dal libro Itinera, Masso delle Fate e
“Nonluoghi”, “L’invasione degli storni”, “La vita fa rumore”
- La partenza, Viaggi di ieri e di oggi, Metafore,
La voce del Mediterraneo e le tragedie di oggi, Mete del viaggio,
L’angoscia di Capo Nord, Il tempo del viaggio e il ritorno –
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. La partenza
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La corte
I viaggi di ogni tempo iniziano
dalla corte della mia infanzia
magico quadrato di terra tra case
cadenti, chiuso da un cancello
di ferro aperto sul mondo.
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Nel magico quadrato si scioglie
il racconto dei viaggi: affiorano
per primi i ricordi dei padri
di ritorno dalle guerre sofferte
in ogni parte del mondo.
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Il racconto infinito si confonde
con i miti, le scoperte di Ulisse,
le spedizioni nel Bengala, all’isola
di Mompracem. Nella scatola
da scarpe, cartoline e foto sgualcite.
Con la scatola dei sogni in mano
ho superato il cancello di ferro.
Novoli, periferia di Firenze
Striscio lungo i muri
lontano dalla folla dei motori
per il quartiere di Novoli,
stanza di sbratto della città.
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Scopro ombre di storia,
il convento raggiunto
dall’imperatore Barbarossa,
il parco dei principi giunti dall’Est.
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Al crocevia di San Donato
s’innalza la mole della ciminiera,
vicino il palazzo dell’Università:
sono belli i ragazzi, le ragazze,
li vedo dalle pareti di vetrocemento.
Dove scambieranno le tenerezze?
Conoscono le ombre dei gasometri
sul vetro appannato delle auto?
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Intorno alla rotonda
Novoli, intorno alla rotonda
Intorno alla rotonda
fiumi d’auto
tagliano la strada
facce di pietra, clacson,
al centro macchie d’erba,
d’olio, vernice spray
sulle zampe dei viadotti.
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Intorno alla rotonda
fantasmi di cemento,
case d’altri tempi,
il rombo d’aerei
in fase di decollo.
Lontane le vie d’uscita,
la casa di una volta
la pace del cimitero
il chiostro della chiesa
l’argine del fiume culla
d’erba d’antichi amori.
Pensieri in fase di decollo.
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Viaggi di ieri e di oggi
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Viaggi d’altri tempi
Ho fatto parte di un popolo
migrante sui treni.
Tra i primi ricordi il viaggio
a Rimini sul carro bestiame
nel primo dopoguerra.
Dalle assi sconnesse i sassi
della massicciata, il verde
dei fiumi sotto i binari
sospesi nel vuoto.
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Ho fatto parte di un popolo
migrante sui treni.
Il legno della terza classe
le soste nella campagna
grappoli d’uva tra le mani
il profumo delle mense
dei ferrovieri nelle città.
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Ho fatto parte di un popolo
migrante sui treni.
Sopravvissuto alla guerra
alla scoperta di città rinate
viste dai finestrini del tram.
L’abbraccio di un sonno
di piombo al ritorno, cullato
dallo sferraglìo del treno.
Ulisse torna ad Itaca
Ogni sera Ulisse
torna ad Itaca.
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L’alba sorprende
il volo dell’eroe
le armi impugnate
il computer per scudo
il telefono in mano
altri cento achei
infossati nelle poltrone.
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Sulla terra le ombre
cedono il passo alla luce,
evaporano dal mare
i brividi della notte,
le strade vomitano
macchine nervose.
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Alla sera voci allarmate
parlano di dei adirati.
Sulle piste la flotta
achea attende il decollo.
Infine il balzo
nella notte di pece.
Il porto d’Itaca è chiuso
per la furia dei venti.
Infinito il ritorno.
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L’eroe raggiunge
la reggia nel sonno.
Penelope dorme stizzita,
Arturo saluta, la coda ritta.
L’eroe guarda la posta,
dispone in ordine le armi
si distende sul letto,
il risveglio è vicino.
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Ogni sera Ulisse
torna ad Itaca.
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Mete del viaggio
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La via Francigena, verso San Miniato
La strada bianca
è un balcone sospeso
sul cuore antico
della Toscana
nel paesaggio circondato
dall’azzurro dei monti.
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E’ un ponte sospeso
fra passato e presente,
a lato la Pieve appartata,
delicata corolla
di rossi mattoni.
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Di fronte la Torre
di Federico
e la finestra aperta
della “Notte di San Lorenzo”
illuminata da stelle cadenti
dove si rinnova
il racconto di genti
in lotta per la libertà.
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Il viaggio come metafora
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Il ragno.
Il ragno si affaccia dal soffitto,
di notte tesse la tela.
Scende veloce per il filo,
osserva i pazienti distesi,
gli aghi infilati nelle vene.
Mi guarda con simpatia.
Risale svelto, scompare
oltre il tubo del riscaldamento.
L’aspetto, l’Attesa è lunga.
Penso ai tesori del ripostiglio
resti di mosche, di moscerini.
“Cosa si ricorderà di me,
del mio passaggio nella stanza?”
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La città luna
La luna mostra il suo volto
a Matmata, la città nel deserto
del sud, le case scavate
intorno a profondi crateri.
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La luna mostra il suo volto
nelle dune di sabbia rossastra
nelle colline bruciate dal sole.
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Seguendo fresche gallerie
scavate dalle origini del tempo
sono sceso al riparo per la sera.
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Nella notte di stelle disteso
sulla stuoia, mi sento felice
vicino al cuore della terra.
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La voce del Mediterraneo e le tragedie di oggi
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La voce del Mediterraneo
Dove incontri la voce
del Mediterraneo?
Un viaggio ti aspetta,
lascia a casa l’Odissea
l’Eneide, i libri di Braudel
sul respiro della storia.
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Da Ancona parte la nave
Igoumenitza Pireo Salonicco
dormi sul ponte sotto le stelle.
Raggiungi a piedi Ouranopolis
sali sulla barca dei pellegrini,
a Kiriès il Diamonitìron per il Monte Athos.
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Prendi il sentiero sul crinale
dei monti della Calcidica.
La sera appare Vatopedi
monastero fortezza
le rosse mura sommerse
da celle terrazze loggiati.
Varca il portone di bronzo
assisti nella chiesa d’oro
ai canti scintillanti di voci
siediti in silenzio alla mensa
con i fratelli giunti dal mondo.
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Raggiungi la solitudine della cella
apri la finestra sull’oscurità
biancheggiante di onde
rispondi alla voce del mare.
Sei tu il Mediterraneo.
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Lampedusa. 35.5 Latitudine Nord -12.6 Longitudine Est
Parte a mezzanotte il traghetto
da Trapani a Lampedusa
il mare dei 305 figli annegati
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Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.
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Cerco dalla nave 305 stelle
sul cielo dell’Africa
le parole della preghiera
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Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.
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Sono sul camion, quindici giorni
da Tamara a Misurata
deserto, sabbia, violenze
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Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.
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Sono fra le dune del mare
in attesa del barcone
bagliori di speranza
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Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.
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Sono sul barcone
da Misurata a Lampedusa
odore di nafta, paura, fame
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Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.
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Sono nell’urlo dei disperati
le onde mi sbattono contro il relitto
sprofondo nell’acqua, conquisto il silenzio
la pace.
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Canto del nord
Compongo suoni
immagini e parole
sul grande tamburo
figure vibrano leggere
lo sciamano sami
canta folle lo joik
chiama i frammenti
dispersi delle anime
nel vento della tundra
allontana la furia
dell’orso, invoca
lo spirito della natura.
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Nel viaggio raccolgo
i dolori del mondo
“terra bruciata”:
l’ordine di Hitler.
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Nel viaggio raccolgo
le speranze del mondo
sorridono le giovani
di splendente felicità.
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Capo Nord
Ogni viaggio finisce
a Capo Nord
ai confini del mondo.
La tundra deserta termina
sulla vertiginosa scogliera.
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Il gelido vento dell’est
spinge banchi di nubi
su Capo Nord
il sole tramonta a mezzanotte
nel mistero di una rosea nebbia.
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Una magia solleva le nubi
per un momento
sul mare vasto di onde
senza alcun riparo di terre
a Capo Nord.
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La paura m’invade
a Capo Nord
davanti al mare sconosciuto.
Un nuovo viaggio comincia
nel mondo dell’angoscia.
Il ritorno
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Venti giorni
Marta è nel tempo
venti secondi per respirare
venti minuti per urlare
venti ore per guardare
venti giorni per sognare
venti settimane per sorridere
venti mesi per giocare
venti anni per amare
Marta è il nostro tempo.
.
Il viaggio
Dieci le tappe
del viaggio nella casa,
dieci i mesi
di Marta,
.
il braccio è la sella,
sprona il vecchio cavallo.
Tintinnìo
di campanelli appesi
stridio
di specchi velati d’antico
scroscio
d’acqua nella doccia
vento
del ventilatore al soffitto
acciottolìo
di collane nel vassoio
crollo
della pila di libri
ticchettìo
del metronomo pazzo
sobbalzo
del gatto addormentato
battito
sul tamburello a sonagli
oscurità
della bocca del forno.
.
Dieci le tappe
del viaggio nella casa,
dieci i mesi