“L’invasione degli storni” sulla Rivista “I Fiori del Male”

“Protagonista è la Natura in un percorso che la contrappone all’uomo e alla sua devastata modernità.”

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Dall’eco di Palomar di Calvino e dalla “apprensione” del protagonista che osserva l’affollarsi degli storni, nasce questa nuova raccolta di Roberto Mosi, dopo le precedenti Luoghi del Mito e Nonluoghi, concludendo una sorta di trilogia poetica. Protagonista assoluta è la Natura, in un percorso poetico che la contrappone all’uomo e alla sua devastata modernità. Strutturato in tre parti, Valle dell’Inferno, Via del Purgatorio e Nuovo Cinema Paradiso, il viaggio poetico dell’Autore, di inevitabile memoria dantesca, mette a nudo il dissidio sempre più aspro cui sembra assistere una Natura perplessa e quasi rassegnata al cospetto dell’uomo, della sua distanza e delle sue contraddizioni. Lo accompagna in questo cammino il ricordo della sorella Gabriella, la cui vita è stata “il respiro, il volo di un giorno” cui il libro è dedicato.
La Valle dell’Inferno è una realtà sporca, contaminata, una discarica infinita, dove “la corrente ha portato via la salma/ ha disciolto il sapore della Storia/ nel labirinto dei Nonluoghi/, un mondo virtuale, dove baci e amore si mescolano indistinti a plastica e giornali.
La Via del Purgatorio è già una traccia di palingenesi: nella sua crudeltà e desolazione la malattia purifica, avvia alla rinascita, porta al cospetto del destino, simboleggiato in un ragno “si affaccia dal soffitto/ di notte tesse la tela” … “l’aspetto, l’Attesa è lunga …” … “cosa si ricorderà di me,/ del mio passaggio nella stanza?”
Da una sala d’attesa a un’altra, quella del Nuovo Cinema Paradiso, terza sezione del libro, omaggio alla magia del cinema e ai suoi autori più amati, dove lo schermo riflette le illusioni dello spettatore, ma “vivono in bianco e nero/ i racconti del mondo” e la finzione permette di cogliere la luce vera della realtà: “si alzano dalla polvere/ forme sopravvissute,/ le forme fisiche dell’ombra./ Gli sguardi sprofondano/ nell’anima di luce delle cose”. Infine, sulla traccia ironica di un’operetta morale, Mosi si congeda dal lettore con il Dialogo della postfazione, dove quella stessa cornacchia – forse alter ego, forse Virgilio … - che apre il libro e guida l’autore a uscire dalla Valle dell’Inferno, afferma che “ la speranza è contagiosa”, invitando a proseguire il cammino e a tornare con altri racconti, altri versi confidando nel solo volo concesso, quello poetico.

Marzio Spinelli

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Recensione di Marzia Spinelli, dalla Rivista “I Fiori del Male”, n. 53, sett.- dic. 2012, pag. 109
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