Il paesaggio dell’Appennino posto fra la Toscana e la Romagna, è stato cantato all’inizio del secolo passato da Dino Campana, l’autore dei Canti Orfici.
«Perché ho messo i Canti Orfici tra i venti libri del Novecento da salvare? - si chiede Piero Bigongiari, in Poesia italiana del Novecento, I, Saggiatore, Milano 1978, p.131 - Perché coi Canti Orfici è stato scoperto un nuovo modo della realtà che è per me essenziale a una compiuta definizione dell’uomo del Novecento. Campana non ha scisso oggetto e soggetto, la realtà dalla sua immagine; ora questa inscindibile unità, mantenuta a costo della vita, ha fatto di Campana un poeta del!’«età aurea» dell’uomo sulla terra (…) è visivo in quanto vede una realtà portargli dalle qualità intrinseche del «veggente»: una realtà che è qui, e insieme non è qui: che è Bologna, l’Arno, le stradine di Firenze, Campigno, Marradi, la Falterona, …».
Incarna il modello del poeta maledetto, irregolare e sregolato, della nostra tradizione del primo Novecento: la sua poesia è suggestiva ed evocativa, legata a tematiche notturne, oniriche, visionarie riferite ad una pluralità di scenari paesaggistici della città e della montagna .
Emilio Cecchi che l’aveva conosciuto personalmente, sostiene [E. Cecchi, Di giorno in giorno, Garzanti, Milano 1954, p. 314.]: «Accanto a Campana, che non aveva affatto l’aria di un poeta, e tanto meno d’un letterato, ma d’un barrocciaio: accanto a Campana, si sentiva la poesia come se fosse una scossa elettrica, un alto esplosivo…. E segnI Canti Orfici e il paesaggio fra la Toscana e la Romagnaatamente nel paesaggio, egli si esaltò in una bellezza italiana, specificamente toscana, di autorità antica e veneranda».
Lo sguardo che egli posa sul paesaggio dell’Appennino restituisce infiniti riflessi di colore e di magia, che incantano il lettore. Il Comune di Marradi ha dedicato alcuni segni leggeri nei luoghi legati alle immagini dei componimenti, rappresentati da semplici leggii dove sono riportati i testi delle poesie. Fra questi luoghi ricordiamo La Colombaia, punto strategico da cui si può ammirare «il triangolo del Castellone» e «La Cupola Rossa» del Palazzo Comunale; il Ponte sul Lamone a cui il poeta si riferisce nella celebre poesia L’invetriata :
La sera fumosa d’estate
Dall’alta invetriata mesce chiarori
nell’ombra
E mi lascia nel cuore un suggello
ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si
accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è
che ha acceso la lampada? …
Ed ancora possiamo ricordare fra i luoghi dove sono stati posti i leggii, Campigno, paese che si incontra all’inizio del lungo sentiero che da Marradi porta, per il crinale appenninico, a La Verna:
«Campigno: paese barbarico, fuggente, paese notturno, mistico incubo del caos. Il tuo abitante porge la notte dell’antico animale umano nei suoi gesti. Nelle tue mosse montagne l’elemento grottesco profila: un gaglioffo, una grossa puttana fuggono sotto le nubi in corsa. E le tue rive bianche come le nubi, triangolari, curve come gonfie vele: paese barbarico, fuggente, paese notturno, mistico incubo del Caos».
L’escursionista legge queste parole e ha davanti a sé la visione del monte di fronte al paese di Campigno, al di là della piccola valle verde, a forma di una piramide creata da grandi strati di rocce bianche: le pendici del monte danno proprio il senso di bianche vele, tese dal vento del mare.
Il passo ora citato fa parte del Diario del pellegrinaggio da Marradi a La Verna, la singolare vetta calcarea (il «crudo sasso intra Tevero ed Arno» di Dante) dove sorge il santuario a ricordo di San Francesco d’Assisi, che nel settembre del 1224 «da Cristo prese l’ultimo sigillo».
Il pellegrinaggio è compiuto da Campana in una particolare solitudine, che è sì solitudine fisica, ma anche colloquio sempre aperto con i grandi spiriti dell’arte e della letteratura del passato – come Dante, Leonardo, Andrea del Castagno, San Francesco – con i quali egli conversa e confronta le proprie esperienze.
Il poeta costruisce il pellegrinaggio verso La Verna, la «città santa» su una serie di sfondi sempre diversi, legati ai luoghi che attraversa (Campigno, Castagno, il Falterona, la Foresta di Campigna, Stia), segnati ciascuno da profonde differenze con quello successivo e da una varietà di elementi che vanno dal mistico al fantastico. In questa capacità di ambientazione Campana ha, come è già stato rilevato, un suo posto particolare e preminente nella letteratura del Novecento.
Il percorso appenninico lungo il quale da Marradi si raggiunge la Verna, corrisponde in gran parte, ad un settore della Grande Escursione Appenninica (GEA): il libro dei Canti Orfici, con il diario del pellegrinaggio del poeta, può essere per l’escursionista di oggi un compagno di grande fascino.
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Testo da: R. Mosi, “Il paesaggio tra memoria e poesia”, in “Testimonianze” n. 423/2002