Parole e Paesaggi

“Mi piace lavorare intorno alle parole. La parola è il mezzo per partire alla scoperta del mio mondo e di chi mi è vicino, per vivere sensazioni e cercare di rivestirle di suoni…”

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Roberto Mosi, Parole e paesaggi, Libroitaliano World, Ragusa 2006, pp. 80

Recensioni:
Massimo Acciai - Cristina Contilli -Oretta Guidi - Giuliano Ladolfi - Luciano Nanni - Rassegna Consiglio R. Toscana ( testi delle recensioni su: www.literary.it )

Presentazione al libro dell’autore

Lasciato il mondo del lavoro dopo un lungo periodo passato nella pubblica amministrazione, ho ripreso vecchi blocchi d’appunti colorati pieni di note, di tracce di documenti, di schemi di discorsi scritti nel corso d’incontri e riunioni. Sui fogli appaiono spesso disegni dai tratti più o meno marcati, secondo l’interesse per la riunione. Negli ultimi blocchi compaiono anche giochi di parole e alcune tracce di versi.

Mi sono soffermato recentemente su queste parole e ho cominciato a trascriverle, a saggiare il loro suono e significato, a continuare il gioco iniziato in altri tempi come fuga dalla noia d’incontri di lavoro o di riunioni politiche. Allo stesso tempo ho preso ad approfondire le opere di poeti da sempre amati. E’ stato per me il momento dell’esercizio, una sorta di prova d’orchestra per conoscere le possibilità degli strumenti che sono per me a portata di mano, ora che sono lontano dal linguaggio degli uffici.

Mi piace lavorare intorno alle parole. La parola è il mezzo per partire alla scoperta del mio mondo e di chi è vicino, per vivere emozioni, sensazioni e cercare di rivestirle di suoni, per fare festa con gli amici e per salutare l’arrivo di una splendida nipote, Marta. La parola anche per andare dietro ad un pensiero che risuona dentro, che ti angoscia e cercare di catturarlo fissandolo su un foglio.

Questo tipo d’interesse investe anche le attività che per me sono ora prevalenti, quelle di conoscere luoghi sempre nuovi, vicini e lontani, e di soffermarmi sul paesaggio che si apre intorno a loro. Del paesaggio la misura è l’eco, il suono alto delle parole che arriva negli angoli più lontani e rimbalza verso di noi. Lo sguardo si posa sullo spazio, attento a scoprire i segni della storia e dell’ambiente insieme alle emozioni che suscitano. Saggiare le dimensioni di questo spazio con l’uso della parola è un esercizio affascinante. Ad un certo punto di quest’impegno può nascere, come nel mio caso, l’esigenza, superando un qualche pudore, di comunicare il lavoro realizzato e rimanere in attesa dell’eco arricchita dalle emozioni degli altri.

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